La sindrome del cane sfuggito al guinzaglio


 

Dog off the leash, ovvero il cane sfuggito al guinzaglio. È la sindrome o meglio l'errore fatale in cui possono incorrere gli operatori delle forze dell'ordine impegnati in operazioni di inseguimento, dette anche 9 rosso, quelle per intenderci a "sirene spiegate".

Come spiega Francesco Forasassi (Ispettore di Polizia Municipale di Firenze, Istruttore Area SAFE) sulle pagine della rivista Il Centauro esiste un filo del rasoio tra azione e desistenza che determina la sostenibilità delle possibili conseguenze di un’azione.

Se l’inseguimento genera una condizione di “affanno operativo” nell’equipaggio di polizia, che si vede costretto ad assumere rischi eccessivi per mantenere il contatto con il veicolo target, è senz’altro venuto il momento di desistere.

In pari misura, se il comportamento del conducente fuggitivo è talmente spregiudicato da porre seriamente a repentaglio l’incolumità generale della collettività, soprattutto in rapporto alle condizioni dello scenario di azione ed all’impossibilità di chiudere tempestivamente la via di fuga con l’intervento di altre pattuglie in ausilio, la desistenza diviene molto di più che extrema ratio.

La “partita” dell’inseguimento - continua Forasassi - non è uno scontro individuale tra due contendenti, ma un’azione di squadra che ha nella strategia corale la sua formula vincente.

Il rush adrenalinico che si produce nei contesti “9-rosso” è un’arma a doppio taglio: i soggetti addestrati lo sfruttano come volano per un repentino gradiente di condizione operativa (dalla “gialla” alla “rossa”), mentre i soggetti impreparati possono essere letteralmente travolti e trascinati in una condizione di frenesia operativa, di foga obnubilante responsabile della perdita di contatto con il “filo rosso” del limite di sicurezza.

Più in dettaglio spiega l'istruttore ogni intervento deve essere apprestato in condizioni di sicurezza, scegliendo una località idonea al fine di non creare situazioni di rischio per gli altri utenti della strada, coinvolti nell’interdizione viabilistica.
 

Qualora le unità più vicine alla scena non siano in condizioni di operare a valle della probabile direzione di fuga, devono cercare di unirsi alla pattuglia inseguitrice, magari tentando di intercettare la via di fuga del target; in quest’ultima ipotesi, deve essere apprestata la massima attenzione per evitare di assumere una traiettoria collidente con il fuggitivo – e, peggio che mai, con l’unità inseguitrice – a pena di drammatiche conseguenze.

L’obbiettivo primario è la conclusione più rapida e indolore possibile della vicenda operativa.

Parole sagge che dovrebbero essere ben comprese per evitare che accadano altri episodi come quello dello scorso novembre a Milano
e su cui ora indaga la Procura.

Commenti

  1. Ciò che deprime è che dovrebbe essere amplificata questa dichiarazione e non di tutte quelli che vogliono dire la loro opinione. FARE SILENZIO, libertà di opinione prevede che tu l'abbia...informata

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