Come ho scoperto l'albero autoctono più alto d'Italia
Oggi 22 settembre vado a fare la spesa. Arrivato vicino alle casse il mio occhio cade sulla copertina dell'ultimo libro di Aldo Cazzullo, intitolato Francesco il primo italiano, di cui ho già sentito parlare in televisione.
Lo prendo in mano, lo apro e inizio a leggere dove capita: "Il 15 agosto 1224, giorno della festa dell'assunzione della Madonna, Francesco salì su una montagna del Casentino, il monte della Verna, alto quasi milletrecento metri".
Basta questo incipit di paragrafo a pagina 152 per farmi decidere per l'acquisto.
Arrivato a casa continuo a leggere da dove ero arrivato. "Un luogo bellissimo, sospeso tra la Toscana e la Romagna, da dove la vista spazia sulle selve e sui crinali: si possono contare otto file di monti, fino all'orizzonte." E qui mi fermo, perché il numero otto mi fa venire in mente il romanzo Le otto montagne di Paolo Cognetti (premio Strega) e penso tra me e me: "Ma dai, anche San Francesco aveva trovato le sue otto montagne!".
Smetto di sognare ad occhi aperti e mi metto a cercare su Google Maps il Monte della Verna.
Scopro che in realtà il monte si chiama Penna mentre La Verna è il nome della località nei pressi della montagna e dove nel 1260 fu eretto l'omonimo Santuario Francescano.
Continuo a guardare la mappa e la mia attenzione cade infine sul simbolino viola della macchina fotografica.
Clicco e voilà, ecco Abetone, l'albero autoctono più alto d'Italia, attrazione turistica.
Oggi pensavo di fare solo due passi fino al supermercato e invece mi sono ritrovato su un treno simile a quello di Polar Express.
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