"L’amico americano" e "Un uomo da marciapiede"


 

Non troppo tempo fa ho visto uno dei film di Wim Wenders del 1977, L’amico americano, tratto dal romanzo “Ripley's Game” di Patricia Highsmith.

Stamattina non appena ho sentito dell’attacco americano in Iran mi è tornato in mente il titolo del film.

Al premier israeliano Benjamin Netanyahu è infatti corso in aiuto l’amico americano Donald Trump, senza il quale non avrebbe potuto danneggiare il sito di produzione nucleare sotterraneo di Fordow in Iran.

Ma il parallelismo fiction-realtà non finisce qui.

Il film infatti, come riporta Wikipedia è stato definito un "thriller esistenziale", dove più che i fatti, conta il malessere che suscitano. Nel film, più della trama, è rilevante la complessità dei personaggi e dei rapporti che intercorrono tra loro e quella sottile linea di malinconia mista ad umorismo che lo pervade. Un film che riflette sulla morte, sull'amicizia e guarda al cinema americano con “occhi europei”. Come in altre sue opere, anche qui Wenders affronta un tema a lui particolarmente caro, ossia l'enigma della vita. (Dizionario del cinema, di Fernaldo Di Giammatteo, Newton&Compton, Roma, 1995).

E quella contro l’Iran non è stata forse definitiva una guerra esistenziale o comunque una minaccia esistenziale?

PIù tardi, sempre oggi, invece quando ho sentito che l’operazione americana è stata chiamata “Martello di mezzanotte” mi è venuto in mente un altro film, “Midnight Cowboy” del 1969 di John Schlesinger, che in Italia uscì con il titolo “Un uomo da marciapiede”.

La cruda e realistica rappresentazione della prostituzione e dell'omosessualità fecero scalpore all'epoca e il film fu inizialmente distribuito con la classificazione "X". Nonostante questo fu un successo, vinse tre Oscar su sette candidature, ed è considerato tra i 100 migliori film americani di sempre.

E proprio oggi Trump ha definito l’operazione “Martello di mezzanotte” uno spettacolare successo militare.

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