Breve storia, per ora triste, sul ripristino della natura in Europa
L’ultima parola spetta al Parlamento europeo nella prossima sessione plenaria prevista per questo mese
Lo scorso 22 giugno la Commissione europea ha avanzato una serie di proposte “pioneristiche” per ripristinare la natura dell'Europa entro il 2050 e dimezzare l'uso dei pesticidi entro il 2030. L’insieme di queste proposte costituisce l’ossatura della “Nature restoration law”.
Il 28 giugno la Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha respinto la proposta di regolamento sul ripristino degli ecosistemi, degli habitat e delle specie, avanzata dalla Commissione europea. Non si è infatti raggiunta la maggioranza per un soffio: 44 voti a favore, 44 contrari, 0 astenuti e la Commissione proporrà al Parlamento di fare lo stesso.
Adesso quindi la parola passa al Parlamento europeo che dovrà prendere una decisione nella prossima sessione plenaria prevista per questo mese.
Che dire?
La natura in Europa è in declino allarmante con oltre l'80 % degli habitat in cattive condizioni. Le zone umide, le torbiere, i pascoli e le dune sono gli habitat più colpiti. Dal 1970 a oggi nell'Europa occidentale, centrale e orientale le zone umide si sono ridotte del 50%. Il 71% dei pesci e il 60% delle popolazioni di anfibi sono diminuiti nell'ultimo decennio. Tra il 1997 e il 2011 la perdita di biodiversità ha rappresentato una perdita annua stimata tra 3.500 e 18.500 miliardi di €.
E se tutto ciò non bastasse, i cittadini di tutta Europa e di vari settori, nel corso della Conferenza sul futuro dell'Europa, hanno raccomandato di "ridurre drasticamente i pesticidi e i fertilizzanti chimici in tutti i tipi di aziende agricole" e "lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile, che preveda il rispetto della natura e dei lavoratori".
Ma evidentemente per ora tutto questo non basta, non è sufficiente. Cos’altro deve succedere allora?
Staremo a vedere. L’uomo si è illuso nel 20° secolo di poter dominare la natura sotto ogni aspetto, ma il 21° secolo non ci ha messo molto per farlo tornare, sommessamente, con i piedi e la faccia per terra.
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