Laveno Mombello, impossibile pagare il gelato con carta di credito. Altro che riforma fiscale!

 


Come una tranquilla gita domenicale può trasformarsi in un incubo per chi partecipa al programma cashback. Basta andare in treno a Laveno Mombello.

Sul treno chiedo informazioni su dove si può mangiare un buon gelato a Laveno Mombello. Ottengo risposta.

Quando si arriva a Laveno con la linea delle Ferrovie Nord si è praticamente già sul lungo lago, pronti per la passeggiata o per prendere il traghetto per andare dall’altra parte del Lago Maggiore, a Ispra per esempio.

Decido di fare una prima vasca. C’è il sole e un discreto movimento di turisti domenicali. Arriva il momento del gelato. Mi reco nella gelateria che mi era stata indicata. Apposito cartello indica di munirsi prima di scontrino. Alla cassa appare in bella vista il Pos e così estraggo la carta di credito. La gentile signora però mi guarda dritto negli occhi e dice: ”No. Solo contanti”. “Non mi dirà che non accetta la carta di credito per le commissioni bancarie?” chiedo ironicamente. Sì risponde aggiungendo che lì vicino c’è un bancomat. Ancor più contrariato le faccio capire che può tenersi il suo gelato e me ne vado.

Mi reco in un'altra gelateria che però ha solo coppette e niente coni. Prende in mano una coppetta ma noto che è ammaccata. Gli chiedo gentilmente se me la cambia, aggiungendo: “sa com’è, anche l’occhio vuole la sua parte”. Al che ripete aggiungendo una frase davanti al proverbio che sinceramente non avevo mai sentito prima e che ho subito dimenticato.

Pago in contanti. Giusto per scrupolo chiedo se accetta carte di credito e anche lui fa segno di no. E rincara la dose. “Non ha sentito che la Corte di Conti ha dichiarato incostituzionale il cashback?”. Resto sul vago pensando tra me e me che al massimo è la Corte Costituzionale che dichiara una legge incostituzionale, così lo faccio andare avanti a parlare. “Questo sistema, afferma, ingrassa solo le banche!”.

Non ricordo come ma la discussione scivola subito sul lavoro e salta fuori che fa fatica a trovare camerieri. In quel momento c’è solo una cameriera che è seduta a mangiare un toast. Approfitto di un momento di distrazione del titolare per chiederle se è in regola e mi fa intendere senza quasi proferir parola che non lo è.

Riprendo la passeggiata. Mi imbatto in un’altra giovane cameriera in prossimità di un ristorantino lungolago. Sta fumando. Sei in pausa? le chiedo. Eh sì. Quante ore lavori? Dalle 11 fino all’una di notte, almeno ieri (sabato sera) è stato così. Prendi il reddito di cittadinanza? No risponde. Mi dice che è la prima volta che fa questo lavoro. Non oso chiederle quanto guadagna per non farla sentire a disagio. Sento il suono delle campane e ne approfitto per cambiare argomento e chiederle come si va alla chiesa. Mi indica il percorso, la ringrazio e me ne vado.

Prima di lasciare Laveno Mombello provo a comprare il biglietto di ritorno con lo smartphone. Il sito di Trenord mi segnala che il biglietto non è acquistabile. Vado quindi in stazione alla macchinetta. Provo a pagare con carta di credito ma la transazione fallisce. Provo con il bancomat, fallisce di nuovo. Provo con una banconota da 10 euro e finalmente mi eroga biglietto e resto.

Sulla banchina in attesa del treno in stazione incontro due ragazze ucraine. Mi dicono che sono entrambe badanti. Il treno è in ritardo. Dopo un po’ il treno viene soppresso. Mi accorgo che una di loro è un po’ agitata. Deve riprendere servizio. A che ora prevede il rientro il contratto? chiedo. Mi guarda negli occhi e dice. Nessun contratto.

Veniamo a questo punto alle amare considerazioni. L’Italia è ripartita, questo è poco ma sicuro. Ma la musica mi par di capire è la stessa di prima se non peggio. Chi può cerca di evadere contributi previdenziali, balzelli come le commissioni bancarie sulla carta di credito. Non importa quante ore lavora una cameriera o una badante. Sono considerati lavori precari e spesso, da quel che vedo, non vengono regolarizzati. La pratica forse sarebbe meno diffusa se ci fossero controlli o sanzioni, penso, oppure forse tutto questo fa semplicemente parte del grande gioco “liberismo delle regole poco rispettate”.

A questo punto cosa volete che importi a certi soggetti la riforma fiscale? È evidente che i lavoratori che ho incontrato avrebbero bisogno di un combinato disposto con una riforma del lavoro.

Il treno finalmente parte. La giornata sembra volgere al termine ma non è ancora finita. Nel vagone c’è una comitiva di ragazzi. Dopo un po’ avverto un forte odore di fumo, non di sigaretta, di Marijuana. Sono per la seconda volta contrariato. Inutili le proteste. Sopporto fino alla stazione di Varese Nord, anche perché non si fa vivo nessun controllore. Sceso dal treno busso alla finestra aperta della sala controllo al piano terra; all’interno scorgo due agenti di Polizia. Segnalo rapidamente e a voce il fatto e poi vado a prendere un altro treno.

Tornato a casa ho approfondito sul diritto di poter utilizzare la carta di credito, che mi è stato negato in una gelateria e alla stazione FN di Laveno Mombello gestita da Trenord.

Come ben spiegato in questo articolo di Emanuela di Lorenzo:

Dal 2014 al 2018 l’obbligo di accettare pagamenti elettronici valeva per gli importi superiori ai trenta euro. Questo limite è stato cancellato con la Legge Finanziaria del 2018, e attualmente per gli esercizi commerciali, inclusi gli ambulanti, è fatto obbligo di accettare ogni tipo di pagamento di qualsiasi importo.

...

L’unica possibilità, in caso ci venga ingiustamente rifiutato di effettuare un pagamento a mezzo elettronico, è quella di segnalare l’accaduto all’Agenzia delle Entrate, o alla Guardia di Finanza, che provvederanno, quindi, ad effettuare tutti i controlli del caso.

Il seguito quindi ve lo lascio immaginare.

 

 

 

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