Come sta la finanza pubblica? Con le mani "legate"
Crescono le entrate fiscali, cresce l'occupazione, lo spread è ai minimi da 10 anni.
Ma il Ministro Giorgetti oggi sul Corriere della Sera mette le mani avanti, in vista della prossima Manovra di bilancio.
Per una nuova riduzione dell'Irpef, per una nuova rottamazione delle cartelle, per aumentare le pensioni minime o i fondi alla sanità, viste le nuove regole Ue occorreranno soldi veri. Per eventuali nuove misure bisognerà tagliare altre spese o introdurre prelievi fiscali, perché né la minore spesa per gli interessi, né il maggior gettito fiscale, ad esempio, impattano sulla "spesa primaria netta", che è il nuovo indicatore (al posto del deficit) per il controllo sulla finanza pubblica previsto dal nuovo Patto di Stabilità europeo in vigore da quest'anno.
In buona sostanza, le maggiori entrate devono necessariamente servire a ridurre il disavanzo pubblico, ovvero il deficit, il che significa che nel complesso le uscite dello Stato restano superiori alle entrate. E in definitiva non possono servire per coprire nuove spese, come è logico che sia.
Dal momento che introdurre nuovi tagli di spesa o nuove imposte significa perdere buona parte del consenso elettorale, possiamo tranquillamente dire che chi gestisce la finanza pubblica ha messo sì le mani avanti, ma quelle mani sono sostanzialmente "legate".
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