Inflazione, indovinate chi resta con il cerino in mano?

 


A Sky TG24 Business, lo scorso venerdì 3 dicembre, commentavano gli ultimi dati sull'inflazione, anche alla luce del fatto che lo stesso Jerome Powell, dopo la sua riconferma a governatore della Fed , ha ammesso che non è poi un fenomeno così transitorio

Ecco un estratto della conversazione:

Massimo Intropido, analista:

"Questo si traduce più che i dati gli ultimi che abbiamo visto semmai il dato sull'inflazione Eurostat che ahimè, per sfortuna, Eurostat prende i dati dai vari Istat, dall'Istituto tedesco e poi li rielabora. Però il problema che il suo paniere fa sì che l'inflazione sia più alta di quella rilevata. Per esempio in Germania l'inflazione col paniere Istat è al 6%. Pensate quelli della Bundesbank quanti campanelli sono...!"

 

Lo interrompe il giornalista in studio

"Sappiamo che storicamente in Germania vedono l'inflazione davvero come uno spauracchio, perché lo ricordiamo storicamente 100 anni fa portò la Repubblica di Weimar a fallire e poi all'avvento del nazismo. Senza allungarci troppo in Germania sono particolarmente sensibili così a questo tema".

Massimo, come si traduce questo quadro che hai fatto nelle nostre scelte di risparmio quotidiano?

Massimo Intropido risponde:

"Per chi non vuole correre rischi ci sono sicuramente solo gli investimenti indicizzati all'inflazione.

Prima si diceva "se l'inflazione va al 4% gli indicizzati magari si fermano al 2%". Dipende dal tempo perché i prodotti indicizzati hanno dei ricalcoli delle cedole temporaneamente. Bisogna dare il tempo alla cedola vecchia di scadere e quella nuova ricalcolata. Poi c'è il grosso problema dei mercati azionari. L'inflazione è amica dei mercati azionari perché comunque alcune aziende riescono a trasferire i costi sui consumatori finali. Un dato interessante di cui si parla poco e che secondo me è molto importante. Le stesse aziende hanno il problema di difendere la loro liquidità dall'inflazione e allora molte aziende vanno avanti a fare buy back, cioè acquistano azioni proprie, perché ritengono che la liquidità sia più al sicuro nelle loro stesse azioni, seppur sottoposte a rischio di mercato, piuttosto che ferme sui conti correnti.

Questo vuol dire che il mercato azionario, salvo nuove emergenze o aggravamento della crisi pandemica, sfrutterà ogni buona notizia per salire mentre l'obbligazionario va affrontato con molta prudenza, finché l'inflazione non si sarà assestata. E quindi i rendimenti se dovranno aumentare, e se le banche centrali alzeranno i tassi, avranno in qualche modo sistemato il mercato. L'obbligazionario per un anno e mezzo starei fuori. Per chi non vuole rischiare prodotti indicizzati. Chi fa piani di accumulo sull'azionario sappia che i piani di accumulo alcune aziende li stanno facendo sulle loro stesse azioni."


Ora la mia domanda sorge spontanea: perché se ci sono investimenti indicizzati all'inflazione, le buste paga dei lavoratori non sono indicizzate all'inflazione e devono attendere tanti anni per rinnovi contrattuali che, se avvengono, ristorano solo minimamente dall'inflazione?

Per concludere, le aziende troveranno il modo di proteggersi dall’inflazione, alzando i prezzi dei loro prodotti-servizi e/o, se quotate, comprando proprie azioni.

I consumatori finali invece, molto spesso lavoratori con pochi risparmi, resteranno verosimilmente con il cerino in mano.

Oppure pensate che la riforma fiscale che il governo Draghi si accinge a varare (4 aliquote Irpef invece di 5) per complessivi 7 miliardi di riduzione delle tasse (più 1 miliardo di Irap), possa risolvere il problema? Buonanotte ai suonatori.

 



 

Commenti

Post popolari in questo blog

Concerto "O Dolce Napoli" a Legnano, Coro Jubilate da brividi!

Legnano, chi ha paura della "corsia ciclabile"?

Lezioni all'aria aperta? Adesso si può al Parco Alto Milanese