Tramonto della globalizzazione, è guerra economica globale per le materie prime

 


Sembra che dall’oggi al domani ci sia resi conto che le risorse del pianeta non sono inesauribili. Chi più ne possiede può garantirsi maggiori margini di sviluppo e crescita futura

 

La guerra in Ucraina potrebbe essere solo la punta dell’Iceberg. Quello che è certo infatti è che due anni e più di pandemia da Covid-19 hanno decretato il tramonto della globalizzazione, iniziato a sua volta con la crisi climatica.

La crisi climatica, per essere affrontata richiede lo stravolgimento o addirittura l’abbandono delle vecchie politiche energetiche. E questo finisce per minare fragili equilibri geopolitici.

Quello a cui stiamo assistendo in pratica da più di un anno a questa parte, è l’accaparramento di materie prime, metalli, fonti fossili, quasi come se ci si fosse resi conto dall’oggi al domani che le risorse del pianeta non sono inesauribili, oppure come se qualcuno volesse ostacolare o far pagare a un prezzo più elevato la transizione energetica stessa.

Insomma poiché il mondo non può più fare a meno della transizione ecologica, e questa va prima o poi affrontata, la variabile in gioco resta solo il suo costo. E quindi tutte le materie prime ad essa correlate aumentano di valore.

È di ieri la notizia che la Commissione Ue è disposta a concedere agli Stati membri la possibilità di un price cap alle quotazioni del gas naturale. È notizia di oggi che a causa del balzo delle quotazioni, sono stati sospesi gli scambi di nichel (che serve per produrre batterie) fino a venerdì.

Se come è vero che oggi Josep Borrell, l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera e quindi capo della diplomazia europea chiede ai cittadini Ue di abbassare il riscaldamento delle case, è la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che non è solo scoppiata la guerra in Ucraina, che non è solo una sanzione o una ritorsione nei confronti della Russia, ma che si tratta di risparmiare e accantonare quanto più possibile materie prime, quasi fossero appunto merce rara da cui dipendono i margini di sviluppo e crescita futuri.

E a completare il quadro la notizia di ieri: Il Mise sta verificando la possibilità di introdurre restrizioni come dazi e autorizzazioni all'export su alcune materie prime destinate alle esportazioni ma che servono alla nostra industria. Non dimentichiamoci nemmeno delle materie prime che arrivano dall’Ucraina, come il grano tenero per fare il pane o i fertilizzanti per l’agricoltura.

 

 

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