"No alla funivia", l'iniziativa per preservare la conservazione della natura in Val d'Aosta



«Aiutateci a salvare l’Ultimo Vallone Selvaggio! Aiutateci a salvare uno degli ultimi baluardi di vera wilderness montana ai piedi del Monte Rosa». 

È questo l’accorato appello che arriva da Annamaria Gremmo, Francesco Sisti e Marco Soggetto, i tre promotori della petizione su Change.org lanciata per scongiurare la realizzazione del progetto funiviario nel Vallone delle Cime Bianche, che collegherebbe la Val d’Ayas (Champoluc) alla Valtournenche (Cervinia), senza creare nuove piste da sci.

L’idea originaria del progetto è degli anni 70, ovvero quando il sottoscritto iniziava a bazzicare e a innamorarsi della Val d’Ayas e del Monte Rosa, ma solo dal 2015 il progetto ha cominciato a prendere forma.

Con una serie di passaggi iniziati con lo Studio urbanistico ambientale del “Progetto INTERREG 2007-2013 Alplinks”, passando attraverso l’Analisi delle potenzialità di sviluppo di un sistema di mobilità integrata nell’area Cervino-Monte Rosa, alla relazione SIF (Servizi impianti a Fune) 2017, si è arrivati al recente Documento di economia e finanza regionale per il triennio 2020-2022” della Valle d’Aosta, approvato lo scorso 30 gennaio, che in sostanza prevede di “Dar corso, da parte dei concessionari coinvolti, agli studi propedeutici per giungere alla decisione basata sulle analisi di realizzabilità in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale e urbanistica”, al fine di (…) “Valutare la realizzabilità del collegamento tra i comprensori di Cervinia e Monterosa”. 

E tutto questo, apparentemente ignorando la legge della Regione Autonoma Valle d’Aosta 8/2007 che, in attuazione delle direttive europee 79/409/CEE e 92/43/CEE “Habitat”, vieta nell’area la costruzione d’impianti di risalita a fune e di piste da sci. 

Ed è proprio sulla questione ambientale e della conservazione della natura che si battono i promotori dell’iniziativa.

Secondo loro infatti l’eventuale costruzione dell’impianto, sotto qualsiasi forma, arrecherebbe un danno irreparabile all’ecosistema ancora intatto del Vallone delle Cime Bianche, stravolgendo i delicati equilibri di un’area tra l’altro protetta dalla normativa europea. È impossibile, proseguono, conciliare la protezione ambientale con la realizzazione di una grande opera di questa portata.

Per ulteriori approfondimenti e aggiornamenti è possibile consultare la pagina dedicata alla difesa del Vallone delle Cime Bianche, presente sul sito Varasc.it.







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