Economist, lo spettro della fame su larga scala

 


Probabilmente nemmeno Vladimir Putin ha messo in conto lo scenario peggiore. Adesso è interesse di tutti agire per evitare una carenza alimentare globale

 

Raramente capita di vedere una copertina dell’Economist così esplicita: spighe di grano con chicchi a forma di teschio. Quasi a voler anticipare lo scenario peggiore, quello più catastrofico: la guerra di Putin, secondo il prestigioso settimanale economico può portare alla fame di massa e risolvere la questione ora è interesse di tutti. E a me è tornata in mente anche la copertina dell'album Oxygène di Jean-Michel Jarre.

La tesi sostenuta è che con l’invasione dell’Ucraina Putin colpirà anche persone lontane dal campo di battaglia, su larga scala, di cui il presidente della Federazione Russa potrebbe pentirsi.

D’altronde il sistema alimentare globale era già indebolito dal Covid-19, dai cambiamenti climatici e dallo shock energetico. Ma con la guerra le esportazioni ucraine di grano e semi oleosi si sono per lo più fermate e quelle russe sono a rischio. Insieme, i due paesi forniscono il 12% delle calorie scambiate. I prezzi del grano, in aumento del 53% dall'inizio dell'anno, sono aumentati di un ulteriore 6% il 16 maggio, dopo che l'India ha dichiarato che avrebbe sospeso le esportazioni a causa di una allarmante ondata di caldo.

Non siamo di fronte quindi semplicemente ad un aumento del costo della vita, idea ampiamente accettata, ma probabilmente a qualcosa di più grave di cui ancora non riusciamo a cogliere tutta la portata.

Le parole che giungono dalle autorità però non lasciano adito a dubbi. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha avvertito lo scorso 18 maggio che i prossimi mesi minacciano “lo spettro di una carenza alimentare globale” che potrebbe durare per anni.

Gli fanno eco le parole di Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali pronunciate ieri al Convegno Internazionale "Nature in Mind". "Credo che il cibo abbia un legame strettissimo con la democrazia e la riduzione nelle capacità di produzione di cibo è una restrizione del campo democratico su cui non possiamo assolutamente essere reticenti". Ma ci sono anche parole di speranza: “Si può produrre cibo di qualità tutelando contemporaneamente l'ambiente, la biodiversità, la natura e il mondo in cui viviamo”.

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Concerto "O Dolce Napoli" a Legnano, Coro Jubilate da brividi!

Legnano, chi ha paura della "corsia ciclabile"?

Lezioni all'aria aperta? Adesso si può al Parco Alto Milanese