“Il giorno della civetta”, quando la letteratura iniziò ad occuparsi di mafia


 

Quest’anno ho avuto il piacere di partecipare in orario preserale ad alcuni corsi dell’USG (Università Sempre Giovani) di Canegrate. Ho seguito quasi tutte le lezioni di Letteratura e Storia tenute dal professor Giancarlo Restelli, Lògos – Viaggio della Parola a cura di Pino Landonio, Economia a cura di Paolo Malanchini, Letture ad alta voce a cura di Sebastiana Mereu. Inoltre alcune letture Bibliche, in Dialetto a cura di Annunciata Colombo e il ciclo di incontri “Il potere del fuoco” sulla Cultura di Canegrate (necropoli dell’età del Bronzo) a cura della professoressa Sara Zanardi.

L’anno accademico 2022-23 volge al termine e ho ottenuto il permesso di pubblicare e condividere integralmente con i miei lettori una delle lezioni: quella su “Il giorno della civetta”, il romanzo di Leonardo Sciascia, pubblicato nel 1961, che trae spunto da un omicidio ad opera di Cosa Nostra.

L’importanza di questo romanzo è presto detta e chiarita dallo stesso autore nell’appendice pubblicata nell’edizione scolastica del 1972. Sciascia lamenta infatti di come, all’epoca della prima pubblicazione, vi fosse ignoranza da parte della classe politica e dell’opinione pubblica sulla mafia, data addirittura come non esistente, nonostante esistessero documenti che invece ne dimostravano la presenza.

L’autore intuì quindi che vi era anche un “vuoto culturale” e sentì come necessario che la letteratura si occupasse della tematica. Fu così che il problema assunse rilevanza politica e arrivò sotto gli occhi di tutti. Dal libro è stato tratto nel 1968 l’omonimo film di Damiano Damiani con Franco Nero e Claudia Cardinale.

Buona lezione!


 

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