L’emozione della mia prima volta sul Testa Grigia

 


È da quando ero bambino che vedo e sento parlare del Testa Grigia, vetta di 3315 m che si erge tra le valli d’Ayas e di Gressoney, in Valle d’Aosta. La sua ascensione già negli anni ‘70 era considerata impegnativa e anche un po’ pericolosa per via del tratto esposto che si affaccia su Gressoney-La-Trinité. Un’escursione quindi sconsigliata a famiglie con bambini.

Non ho mai avuto una particolare ossessione di salirvi, proprio perché quel tratto esposto mi incuteva una certa paura. Però quello che più mi attirava era il panorama che si gode da lassù sul Monte Rosa. Sì perché se il Monte Rosa è la mia montagna preferita, il Testa Grigia è la vetta che meglio guarda e ammira il Monte Rosa, volendo attribuire una facoltà intellettuale alla vetta proprio per via del suo nome.

E così quando mi è stato proposto qualche giorno fa se volevo unirmi a un piccolo gruppo per salire sul Testa Grigia ho risposto: Wow, ok! Da me l’iniziativa non sarebbe mai partita, proprio per quel timore reverenziale che ho coltivato sin da piccolo.

Nella mia testa ho provato ad immaginarmi quel tratto esposto, e mi sono trattenuto da andare a vedere video su YouTube proprio per non rovinarmi lo spettacolo, come si fa per i film di cui non si vuole sapere niente prima di averli visti. Ho evitato quindi anche la lettura di recensioni particolareggiate. E quello che state leggendo non lo è nel modo più assoluto.

L’unica cosa che ho fatto è stata di disegnare a computer l’itinerario e vedere il profilo altimetrico, per individuare i tratti di maggiore pendenza. Questo approccio mi ha permesso di godermi appieno l’escursione, facendo un’esperienza immersiva completamente nuova e indimenticabile.

Seguono l’itinerario seguito, e alcune foto.


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