Vittoria del Sì, la paura del declino fa 70%

 


Quasi il 70% degli elettori italiani (69,6% per la precisione) si è espresso a favore del taglio dei parlamentari, dalla prossima legislatura. La riforma costituzionale, che in Parlamento non aveva raggiunto i 2/3 del consenso dei suoi componenti, trova e supera ampiamente, con il voto popolare, questa fatidica soglia.

Ma come interpretare o giustificare l’esito del voto, al di là del mero aspetto giuridico, ovvero che dalla prossima legislatura il numero dei parlamentari sarà ridotto di 345 unità?

 

Come tutti sappiamo, la riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari è stata alla base dell’accordo per la formazione del nuovo governo giallo-rosso, formatosi lo scorso anno, dopo le improvvise e chiacchierate dimissioni di Salvini ad agosto.

Nel frattempo, nel 2020, è intervenuta una grave crisi, quella causata dal Coronavirus, che ha messo e sta mettendo a dura prova l’intera umanità. Il nostro Paese, già alle prese con questioni economiche “ataviche”, legate alla stagnazione economica e alla scarsa crescita, è dovuto ricorrere a nuovo debito pubblico e ora, in varie forme, deve essere aiutato dall’Europa, con finanziamenti agevolati o a fondo perduto. Non mi addentrerò nei vari tecnicismi delle sigle (Sure, Recovery fund, Mes speciale) sotto cui stanno passando o eventualmente passeranno gli aiuti.

L’Ue si è trovata di fatto con le spalle al muro. Non avesse concesso aiuti, la sua mission sarebbe venuta meno, e tutto il progetto, lo sforzo fatto e la credibilità sarebbero evaporati.

Ora, è evidente che l’Italia è appesa a questi aiuti. Sono importanti, essenziali.

La popolazione italiana è stata chiamata a votare quindi, per la prima volta dopo la crisi Covid, in un momento particolare: perché la coda della crisi sanitaria è la crisi economica che, se non governata o affrontata seriamente, può portare al declino del Paese.

Ecco dunque come si spiega l’esito del voto al referendum: gli italiani non vogliono il declino, anzi ne hanno proprio paura. Allora per scongiurarlo via libera al taglio dei parlamentari, e via libera magari anche alla riduzione delle indennità dei parlamentari. Ieri sera il ministro Di Maio, durante la conferenza post-voto, ha accennato a questa possibilità. Si prospetta una vera e propria stagione di austerity per il Parlamento!

Gli italiani hanno perso un po’ di rappresentanza parlamentare? Può darsi, ma sempre meglio del declino, direbbe vox populi.

È questa, a mio giudizio, l’interpretazione del voto per un referendum intervenuto in un momento particolare.


 

 

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