Farinetti, tre settori su cui l’Italia deve puntare per essere pronta al futuro

 



L’imprenditore Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, ha le idee chiare su dove investire e cosa incentivare nel medio lungo termine. E non risparmia una tirata d’orecchie alla politica

 

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma se non vuole diventare la Repubblica fondata sulla propaganda deve almeno puntare e incentivare fiscalmente tre settori. Questo il senso del discorso di Oscar Farinetti, intervenuto a Sky TG Economia.

“Diamo tutti la colpa a Putin, esordisce alludendo al caro energia, ma è solo una parte dei problemi. C’è infatti anche la speculazione. Dobbiamo prepararci per un futuro perché noi a breve termine siamo e saremo sommersi dai debiti, a livello pubblico. Siamo stati l’unico Paese europeo che nel PNRR ha preso anche la parte a debito mentre gli altri hanno preso solo la parte “gratis”, per sostenere un Paese in difficoltà.

Riguardo al futuro, prosegue il fondatore di Eataly, ci sono tre settori sui quali dobbiamo agire domani mattina di cui ci siamo dimenticati. Primo, i vaccini. Ci sarà un business pazzesco nei prossimi dieci anni perché continueremo a vaccinarci. È incredibile, noi abbiamo le imprese farmaceutiche più importanti d’Europa per giro d’affari e non abbiamo cominciato a produrre vaccini.

Secondo, pannelli fotovoltaici. È pazzesco che un Paese creativo come l’Italia non sia capace di produrre pannelli fotovoltaici di grande livello, il grande business sarà lì perché ormai non potremo più utilizzare acqua per produrre energia da fonti rinnovabili, e sarà difficile abbastanza il percorso sull’eolico perché abbiamo gli ambientalisti. Quindi con la nostra nota creatività e capacità manifatturiera dobbiamo imparare a farli.

Terzo, dobbiamo cominciare a produrre batterie per auto elettriche perché altrimenti metteremo gli ammortizzatori sociali. Nel 2035, quando ci saranno solo più auto elettriche oppure a idrogeno, se non avremo il know-how delle batterie e non potremo produrle, avremo decine di migliaia di posti lavoro in meno.

Gli imprenditori italiani sono secondo me abbastanza visionari, ma c’è bisogno anche dello scenario politico. La politica serve a questo, poi ci pensiamo noi imprenditori a darci da fare. Dobbiamo partire. Abbiamo davanti 5, 7, 10 anni nei quali possiamo fare queste cose. Tutte le incentivazioni fiscali devono andare verso quella direzione. Questo se vogliamo mantenere questo modello sociale fondato sul lavoro, altrimenti cambino l’art. 1 della Costituzione, non è fondata sul lavoro, ma sulla propaganda - conclude in modo sarcastico e provocatorio”.

 

 

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