Lettera aperta ai cittadini di Legnano
Volevo chiamare questo articolo “Intrighi di potere”, poi ho preferito cambiarlo per dare meno enfasi a tutto quello che sta accadendo intorno a noi.
Ieri sera ho
letto con molta attenzione il testo della denuncia
presentata da alcuni consiglieri dimissionari nei confronti del Sindaco di
Legnano.
Di primo
acchito sono rimasto sorpreso, anche alla luce di quello che avevo già scoperto e pubblicato sul mio blog e di cui certamente i dimissionari erano a
conoscenza.
Per questo prima
di entrare nel merito della questione (ovvero dell’accusa che è stata formulata
al Sindaco) desidero fare un passo indietro, riassumendo con una breve parafrasi,
tutta la situazione.
Immaginiamo
di viaggiare in autostrada con la nostra automobile. A un certo punto decidiamo
di fermarci a un autogrill per prendere un caffè. Tornando alla macchina ci
accorgiamo che non parte più. Proviamo più volte ma, niente da fare, non parte
più. Decidiamo allora di chiamare il carroattrezzi. Questo arriva, carica il
veicolo e lo porta in officina.
Qui si
presenta di fronte a noi il meccanico per la diagnosi del guasto. E dice: “Se
il danno sarà riparabile, potrete ripartire. Se invece sarà un danno
irreparabile, allora non resterà che sostituire il veicolo con un'auto nuova.”
Delle due l’una. Il discorso proprio non fa una piega.
Ebbene. Lo
stesso è successo a Legnano. La macchina del Consiglio Comunale si è inceppata
perché, nonostante i ripetuti tentativi, non raggiungeva il numero legale per
dare luogo a regolari consigli. A quel punto il Sindaco (che nella parafrasi
sarebbe il conduttore dell’automobile) ha dovuto “portare in officina” il
veicolo.
La diagnosi
del meccanico (che fuor di parafrasi dovrebbe essere il Prefetto) doveva indicare
se ci trovavamo nelle condizioni di scioglimento del Consiglio oppure in quelle
alternative di poterlo riattivare.
Sentito probabilmente il parere del Prefetto, il
Sindaco in data 28 marzo ha optato per la seconda opzione e ha scritto una nota
al Difensore Civico per avviare la procedura (iter) di riattivazione del
consiglio (cioè la riparazione).
Alcune condizioni per lo scioglimento
del Consiglio sono dettate dall’Art 141 del Testo unico degli Enti Locali comma 1, lettera b)
punto 4) riduzione dell'organo assembleare per impossibilità di surroga alla metà
dei componenti del consiglio, richiamato anche nella denuncia al Sindaco. Se ricorrono queste condizioni non si può
chiamare il Difensore Civico per la procedura di riattivazione del Consiglio.
Ebbene, i consiglieri dimissionari,
fondano la loro denuncia sulla convinzione che ci trovavamo in queste condizioni
e non già in quelle di interpellare il Difensore Civico.
Ma se è davvero
così, perché allora contestare nel merito la Nota con cui il Sindaco ha chiesto
al Difensore Civico di riattivare il Consiglio?
Se davvero
non ricorrevano le condizioni di chiamare in causa il Difensore Civico, non ha
senso contestarne un errore nella procedura di riattivazione. Occorreva semplicemente dimostrare che ricorrevano le
condizioni per lo scioglimento del consiglio.
Però questo
non si può fare, perché come ho avuto già modo di evidenziare, esiste un
cavillo: i consiglieri dimissionari per
cui è già stata attivata la procedura di surroga non possono essere computati ai
fini dell’ipotesi dissolutoria. (Parere del Consiglio di Stato - Sezione I, del 12/2/1997).
Quindi non potendo dimostrare nei numeri che il Consiglio andava sciolto, occorreva trovare un errore compiuto nella procedura di riattivazione. Quest’errore, e qui entriamo nel merito della questione, secondo la denuncia sarebbe l’omissione di informazioni da parte del Sindaco nella Nota al Difensore civico. Il Sindaco avrebbe nascosto che c’erano 12 dimissionari e il Difensore Civico avrebbe agito senza saperlo.
Quindi non potendo dimostrare nei numeri che il Consiglio andava sciolto, occorreva trovare un errore compiuto nella procedura di riattivazione. Quest’errore, e qui entriamo nel merito della questione, secondo la denuncia sarebbe l’omissione di informazioni da parte del Sindaco nella Nota al Difensore civico. Il Sindaco avrebbe nascosto che c’erano 12 dimissionari e il Difensore Civico avrebbe agito senza saperlo.
I 12 consiglieri
si sono dimessi il 27 marzo. Il giorno dopo la notizia era su tutti i giornali ed era diventata ormai di dominio pubblico. Come si può sostenere
che il Difensore Civico non ne fosse a conoscenza quando scriveva al Comune di
Legnano, in data 4 aprile!
E se anche si
riuscisse a dimostrare che il Sindaco abbia omesso di indicare il fatto delle
12 dimissioni, per chiedere l’intervento del Difensore Civico era sufficiente comunicare
che il Consiglio fosse bloccato e che non ricorreva l’ipotesi di scioglimento
di cui al dall’Art 141 del Testo unico
degli Enti Locali comma 1, lettera b) punto 4).
Ovviamente il
sottoscritto non è il PM (pubblico ministero) che dovrà decidere sulla denuncia
presentata, ma come potrete intuire ho le idee abbastanza chiare.
La
sensazione finale è quindi che, dopo le scene del film “Hammamet”, a Legnano si sta disperatamente provando a girare i nuovi episodi della serie House
of Cards.
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