Giornalista ficca il naso negli affari dei mediatori, escluso dal loro gruppo
Ieri, in tarda mattinata, ho pubblicato la notizia della rettifica all'articolo I vantaggi fiscali della mediazione, pubblicato sul quotidiano online StudioCataldi.it.
Subito dopo l'ho condivisa su vari social e anche sul gruppo facebook dei Professionisti della Mediazione. Ebbene, la notizia non deve essere stata molto gradita dagli amministratori, perché subito dopo sono stato escluso dal loro gruppo e tutti i miei messaggi sono stati cancellati. Ho proprio avuto la sensazione di aver pestato una merda.
La scoperta infatti che il credito di imposta per le mediazioni non è "mai esistito" e averne dato ampia risonanza pubblica, aver chiesto di rettificare l'articolo, insomma ha chiaramente dato fastidio a qualcuno.
Perché vi starete chiedendo? Perché alla base c'è una questione etica e deontologica. Prima del mio articolo era possibile "illudere", "far credere", e fare leva "sul beneficio del credito d'imposta previsto dalla legge..." per convincere più facilmente gli indecisi a proseguire le mediazioni (dopo il primo incontro obbligatorio, si intende).
Adesso che è chiaro e lampante per tutti che il credito d'imposta è solo uno specchietto per le allodole, questa facoltà viene meno.
Per darvi un'idea di quanto abbia dato fastidio la mia rivelazione, e di come ci sia qualcuno che ancora non vuole crederci e annunci addirittura l'intenzione di proporre ricorso tributario, pubblico gli ultimi commenti apparsi sul gruppo, prima che venissero cancellati.
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Mediazione civile, il credito d’imposta è uno specchietto per le allodole
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