Un giallo di Simenon per sconfiggere la ricerca del "rischio"



La scorsa estate ho ascoltato per intero l'audiolibro "L’uomo che guardava passare i treni", il giallo di Georges Simenon, letto da Tommaso Ragno, edito da Emons Audiolibri e trasmesso a puntate e in anteprima da Radio24, in occasione dei 30 anni dalla scomparsa dello scrittore belga. Ho trovato inoltre particolarmente interessanti le introduzioni e le interviste a cura di Alessandra Tedesco, che di volta in volta ha saputo stimolare e catturare la mia attenzione, oltre a inquadrare psicologicamente la figura del protagonista.

Ieri, alla stazione di Casorate Sempione, mentre aspettevo il treno per tornare a casa dopo il trekking urbano ad Arsago Seprio, ho ripreso il passaggio di questo treno merci.


Oggi, nel riguardare il video, il mio pensiero è andato ai quattro ragazzini che pochi giorni fa a Bologna hanno sfidato la morte camminando sui binari della linea ad alta velocità. Un fenomeno purtroppo non nuovo alle cronache e già oggetto di studi scientifici e statistiche come ben spiegato nell'articolo Morti da selfie: 8 al mese negli ultimi due anni di Monica Coviello, pubblicato su Vanity Fair.

Sono così arrivato a questa mia personale conclusione, pur non essendo uno studioso ed esperto di problemi adolescenziali: ritengo che il libro di Simenon possa essere utile in generale nel percorso di crescita e formazione dei ragazzi, ma anche per tenerli a debita distanza da giochi e sfide assurde. 

Infondo i treni sono semplicemente belli da guardare passare. Proviamo allora a immaginare questo libro come una sorta di "treno" da non perdere per far raggiungere ai ragazzi la piena consapevolezza e maturità.








































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