Il buio oltre il guard-rail
È domenica 16 agosto, sono da poco passate le 23. Fuori è buio pesto. Tra poche ore sarà lunedì, e saranno passate due settimane dalla misteriosa scomparsa di Viviana Parisi e di suo figlio Gioele, ovvero la vicenda “noir” che sta tenendo con il fiato sospeso tutta Italia.
Dov’è Gioele? Numerosi uomini e mezzi sono impegnati nella ricerca in un lembo di terra di Sicilia, tra autostrada e mare, di fronte alle isole Eolie, al limite settentrionale del Parco dei Nebrodi.
In un video di oggi, pubblicato dal Corriere della Sera si vede lo stesso Procuratore Angelo Cavallo, a cui è affidata l’indagine, perlustrare la zona e, in un gesto allargare le braccia, quasi a significare un certo sconforto, che il mistero è proprio fitto.
Una volta per casi come questo si ricorreva a un luogo comune: “la polizia brancola nel buio”. Adesso si preferisce dire che sono aperte tutte le ipotesi, che si seguono tutte le piste. E in effetti in due settimane di ipotesi, plurime, molteplici, ne sono state fatte. E ad aumentare il rumore di fondo concorrono anche i media stessi, i giornalisti, che non perdono occasione di riferire anche il minimo dei particolari o delle novità, come quello del “calzino mancante”.
L’attesa non fa che far nascere altri sospetti, e in rete c’è già chi parla di depistaggi o di ritardi nelle ricerche, che per forza di cose non sono partite immediatamente come si può pensare dopo l’incidente e l’abbandono della vettura, ma solo dopo la denuncia di “persone scomparse” effettuata dal marito, come riportato dalla notizia Ansa del 4 agosto.
Non fate caso alla data riportata (8 agosto) dovuta a un successivo salvataggio/modifica. L’URL dell’articolo indica 4 agosto e io ho salvato l'articolo quel giorno.
Nei primi giorni a cercare Viviana c’erano una ventina di uomini, oggi si è arrivati a quasi un centinaio. Uno sforzo notevole per provare a salvare una vita, sì perché anche una sola vita merita di essere salvata.
Si perché stiamo cercando Gioele perché speriamo e vogliamo credere che sia ancora vivo. Se sapessimo con certezza come è morto, e fosse in un luogo irraggiungibile, probabilmente non lo andremmo a recuperare, come avvenuto per gli sfortunati Daniele Nardi e Tom Ballard, che riposano in pace sullo Sperone Mummery a 5.900 metri di quota.
E sarebbe lodevole ricordarsi di questo sforzo per salvare una sola vita anche in altre circostanze, forse meno eclatanti, che non sempre finiscono sulle pagine dei giornali, e che probabilmente sono di più semplice attuazione.
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