AAA, Ambiente Aiuto Amore





Chi ha vissuto gli anni ’80 non può non ricordare la sigla AAA, con cui iniziavano molte inserzioni sui giornali. Lo scopo era cercare di dare maggiore visibilità al proprio annuncio, grazie all'ordine alfabetico.

I tempi sono cambiati. Potremmo dirla con un luogo comune “di acqua sotto i ponti ne è passata”. Invece adesso l’acqua passa sopra i ponti! E riflettendo sempre sui fatti di attualità, che ci ostiniamo a chiamare di emergenza, quando invece dovremmo abituarci a parlare di ordinaria amministrazione, mi è venuta l’idea di scomodare proprio la sigla AAA, riproponendola come nuovo acronimo, facile da tenere a mente e, soprattutto, al passo coi tempi. 

A come Ambiente. Tutto ciò che ci circonda, non solo il nostro habitat, dal quale dipende la nostra salute, la nostra vita. 

A come Aiuto. Quello che si chiede quando si è in difficoltà, generalmente in caso di bisogno, di emergenza e che adesso, visto lo stato di quotidiana emergenza, corriamo il rischio di non sentire più, per assuefazione. 

A come Amore. Che è il bene immateriale che si riceve quando, nonostante il frastuono assordante della realtà, si riesce a dare aiuto materiale e concreto a chi ha bisogno.

Tutto questo preambolo, a carattere teorico e socio-filosofico, non solo per ringraziare tutti coloro che si adoperano in tal senso, benché qualcuno del governo se li immagini sdraiti sul divano.

Ma anche per invitarVi a riflettere su una quarta A, come Aria, suggeritami, questa volta, dalla newsletter di Scienza in rete, a cura di Chiara Sabelli, ricevuta venerdì pomeriggio e di cui pubblico a seguire un estratto. E le A importanti non sarebbero nemmeno finite qui.





DOVE RESPIRARE FA MALE
Il 98% dei bambini sotto i 5 anni in Italia è esposto a livelli di particolato sottile (PM 2.5) superiori a quelli considerati sicuri dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La media mondiale è del 93%. Nel 2016 l'inquinamento dell'aria ha causato la morte prematura di 4,2 milioni di persone, di cui 300 000 bambini sotto i 5 anni. Questi i dati inquietanti contenuti nel rapporto "Air Pollution and Child Health" pubblicato il 29 ottobre e presentato in occasione della prima Conferenza globale sull’inquinamento dell’aria e la salute che si è conclusa ieri a Ginevra. [WorldHealth Organization; Air Pollution and Child Health] 

La Cina si trova davanti a scelte difficili: riportare i livelli di inquinamento dell'aria sotto i valori di guardia continuando a far crescere la sua economia. Nel 2016 la città di Shijiazhuang, capitale della provincia settentrionale di Hebei a 300 chilometri da Pechino, si è classificata quattordicesima nella lista delle città più inquinate del mondo secondo l'OMS. Nelle prime 25 posizioni si trovano altre quattro città della stessa provincia. Shijiazhuang ospita i maggiori centri di produzione di acciaio del Paese, la maggior parte dei quali sono alimentati a carbone. Tra marzo 2017 e aprile 2018 la concentrazione di PM 2.5 ha periodicamente superato il valore di 250 µg/m3, la soglia di pericolo secondo l'OMS. L'incidenza delle malattie croniche ostruttive polmonari è molto elevata nella regione. Per rispettare il piano per l'ambiente varato a luglio (che impone di ridurre i consumi di carbone del 10%) e contemporaneamente contribuire alla crescita del Paese (la Cina punta a raddoppiare il suo PIL tra il 2010 e il 2020), gli amministratori locali hanno richiesto alle centrali e alle fabbriche di rallentare la produzione e di pianificare una serie di chiusure per installare la tecnologia necessaria a ridurre le emissioni. I trasgressori sono stati puniti con multe fino a 350 mila dollari. Ai cittadini è stato vietato l'uso delle stufe a carbone. Il divieto è stato revocato quando la popolazione ha protestato: il carbone resta l'unico modo per scaldarsi per migliaia di cinesi a causa della limitata fornitura di gas naturale. [UndarkMagazine; Xiaoxue Chen] 

Delle 10 città più inquinate secondo l'OMS, nove sono in India. L'imprenditore indiano Jai Dhar Gupta ha visto i suoi profitti aumentare rapidamente: la sua società, Nirvana Being, vende online mascherine contro l'inquinamento. Negli ultimi quattro anni gli ordini sono passati da duecento a migliaia al giorno. Colpa dell'aria sempre più inquinata di quasi tutte le città indiane. Le cause sono diverse. Da una parte gli agricoltori del Punjab bruciano i rifiuti agricoli per preparare i campi per la stagione successiva, i venti spingono il fumo 200 miglia a sud e coprono i cieli di Nuova Delhi. Dall'altra la costruzione di nuove infrastrutture e palazzi viene condotta senza rispettare le regole che limitano l'inquinamento. Il Governo indiano ha preso dei provvedimenti per limitare queste pratiche, ma fatica a farli rispettare. [TheNew York Times; Kai Schultz, Jeffrey Gettleman, Hari Kumar and AyeshaVenkataraman]

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