La gavetta dei giornalisti italiani e legnanesi





«Da grande voglio fare il giornalista». Questa, a tutti noi, potrebbe sembrare, la frase di un adolescente che immagina che lavoro vorrebbe fare in età adulta.
Invece, vista la gavetta che la maggior parte dei colleghi è a torto collo costretta a fare/subire, la corretta interpretazione sarebbe “da anziano voglio fare il giornalista”.

Lo dimostra da un lato l’ennesima iniziativa di incentivo alle assunzioni intrapresa dall’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, che prevede sgravi contributivi per chi assume giovani giornalisti under 35. Si noti bene che si parla di assunzione con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (Jobs Act). L’iniziativa denota che vi è una forte resistenza, ma meglio sarebbe chiamarla riluttanza, da parte degli editori, ad inquadrare correttamente chi svolge attività giornalistica a tempo pieno.

Una riluttanza che porta a preferire l’escamotage dell’Albo dei Pubblicisti. I più fortunati infatti, pur potendo dimostrare «oltre due anni di impegno e un lavoro continuo e costante sul territorio in ogni settore», vengono iscritti all’Albo Pubblicisti. Una sorta di contentino, per dire: stai buono così!

Quando invece la loro giusta collocazione, se questo lavoro è svolto a tempo pieno, sarebbe l’Albo dei giornalisti professionisti (con il preambolo del praticantato) e applicazione del relativo contratto Fnsi-Fieg Art. 1.

Volete un esempio fresco-fresco proveniente dalla mia città?

LegnanoNews proprio ieri si è congratulato con una sua collaboratrice, neo pubblicista, augurandole una brillante carriera. Sì, certo, mi piacerebbe proprio sapere quanto “precaria” sarà questa carriera e che tipologia di contratto può oggi vantare Leda.

Per inciso, gli articoli dei veri giornalisti servono per dire tutta la verità, non per nasconderne una parte nota e di pubblico interesse.

@franco_metta





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